Lou Andrea Salomé: Arte Psiche e Libertà

in Giornale Storico del Centro Studi di Psicologia e Letteratura, 8, Giovanni Fioriti Editore, Roma, 2009 – Estratto

Lou nasce a Pietroburgo in Russia, il 12 febbraio 1861. Unica figlia di un generale che la adora e di una madre molto più giovane del marito, Lou ha cinque fratelli, due morti giovani. Il fratello maggiore segue le orme paterne abbracciando la vita militare, quello di mezzo farà l’ingegnere, il fratello minore diventa pediatra.

La perdita della fede in Dio fu il primo grande choc della adolescente Louise, che ricorderà questo momento acuto e terribile in un suo scritto psicoanalitico, quasi lei stessa avesse precorso le idee freudiane sull’esistenza di Dio, come un desiderio di un padre perduto, il bisogno di un padre eterno che ci accolga e ci perdoni. Alla morte del padre infatti dirà a se stessa ( e lo scriverà): “ecco ora sono veramente sola e indifesa”. Con il padre ha un rapporto preferenziale, profondo e passionale, lo adora. C’è un ricordo di un episodio di quando era bambina e viene morsa da un cane di famiglia a cui è affezionata. Non dice nulla e va a scuola. Al ritorno apprende che uno dei servitori di casa è stato morso anche lui dal cane e che l’animale viene soppresso perché sospetto portatore di rabbia. La bambina chiede allora al medico quali siano i sintomi della malattia e viene a sapere che sono l’idrofobia e il desiderio di mordere il migliore amico. A questo punto è terrorizzata perchè teme di voler mordere il padre! Dal padre ancora apprende il valore del denaro. Una volta lui le dona una moneta d’argento da dieci copechi per insegnarle il valore dei soldi. Lei però vuole dare in elemosina la moneta a un mendicante. Il padre si oppone e le spiega che ciò che deve fare e cioè donare al povero solo la metà della sua ricchezza. Così il padre tramuta la moneta da dieci in due da cinque, altrettanto brillanti e in tal modo le consente di fare del bene. Ha invece un rapporto conflittuale con la madre. Prova ne sia una storia della sua prima infanzia, quando vede dalla spiaggia la madre che nuota e le urla “mammina, tesoro, annega, ti prego!”. La madre sbalordita risponde “ma allora morirei” e lei: “non fa niente!”.

La madre vivrà fino a novant’anni ma Lou le darà filo da torcere perché non si sottometterà mai alla sua giurisdizione. Giovanissima comincia a viaggiare insieme alla mamma senza mai subire i suoi precetti. Lo spirito libero che è in lei si libra in volo prestissimo. Incontra in Italia Malvida Von Meysenburg, una protagonista della liberazione femminile ante litteram, autrice di un libro che a quei tempi fece epoca, “Memorie di un’idealista” trasferitasi a Roma (“la sola città che come poema vivente possa soddisfare i bisogni estetici dell’anima” secondo Malvida) e che diventò una sorta di madrina spirituale di Lou, ma non per molto tempo. Conosce nel suo salotto in via della Polveriera, poco distante dal Colosseo, Paul Rée, autore di un libretto di aforismi – pubblicato anonimo – dal titolo “Osservazioni psicologiche” con cui aveva conquistato l’amicizia e la stima di Nietzsche. La giovane russa era alta, slanciata, con splendidi occhi azzurri, così brillanti che di lei si diceva che quando entrava in una stanza nella stessa sorgeva il sole, imbastì una tenera affettuosa e complice amicizia – senza alcun risvolto sessuale – con Paul Rée suscitando una campagna di odio e diffamazione contro di lei sostenuta da Malvida Von Meysenburg con lettere offensive alla famiglia di Lou e alla madre di Rée. A questo si aggiunsero poi gli strali di Elizabeth Nietzsche, sorella del futuro famosissimo filosofo, amico di Paul che finirà per andare a vivere con i due nello stesso appartamento. Curioso, davvero curioso: Lou racconta a Rée di avere un sogno ricorrente: divide un grande appartamento con due uomini, due amici, al centro della grande casa con studio e biblioteca. Fiori e libri e ai lati della stanza si aprono camere da letto. Vivono davvero tutti e tre insieme e insieme lavorano in perfetta momentanea armonia senza che l’essere donna fra due uomini turbasse la serenità della convivenza. Una donna scandalosa per quei tempi, non c’è dubbio. Ma forse sarebbe altrettanto scandalosa una donna che si comportasse così ai nostri tempi e agli occhi di chi guarda senza pensare e senza cercare di capire. Quel che segue è abbastanza noto: il ménage à trois regge male perché Nietzsche le chiede per ben due volte di sposarlo ma lei rifiuta. Non riesce a confondere amicizia, confidenza, convivenza, confraternita e matrimonio. Lou ha una concezione molto speciale dell’amicizia e del sesso, nonché del matrimonio. Sta di fatto che non vuole rinunciare all’amicizia con Fritz, ma non vuole neanche scambiare la sua libertà con una fede nuziale. D’altronde ha già rifiutato le profferte di matrimonio di Paul. I due compari dovrebbero aver capito in quale storia si sono infilati accettando Lou come coinquilina. Pare che lo Zarathustra sia un’opera consolatoria di Nietzsche, dove non è tanto tenero con le donne e nel libro aleggiano frasi vendicative forse dirette unicamente a Lou (“Vai con le donne? Non dimenticare la frusta!”). Nietzsche non conoscerà mai la gloria della portata del suo pensiero che invaderà tutto il secolo fino a sfociare nella psicoanalisi. Darà segni di follia baciando un cavallo a Torino, (una lapide nella città, in via Carlo Alberto testimonia l’episodio) vittima della tabe dorsale, ultimo stadio della sifilide contratta probabilmente in Sicilia. Lou andrà diretta verso la psicoanalisi, passando per la poesia. Di lei infatti Freud dirà: “Lou è il poeta della psicoanalisi”. Quando uscì in Italia il film di Liliana Cavani ci fu uno scandalo quasi simile a quello di “Ultimo tango a Parigi” di Bertolucci. Nel film della Cavani si avanza l’ipotesi che Paul Rée ritrovi se stesso nel riconoscimento della sua omosessualità ed esiste una scena che fece inorridire e sgomentò i perbenisti, quella in cui il personaggio viene sodomizzato con il collo di una bottiglia. Felix Guattari in una conversazione con Liliana Cavani nel 1977 pubblicata su “Le Monde” affermava: “devo dire che nel film mi sono sentito scrutare da uno sguardo di donna, una donna che ha per me un’identità composita, che è insieme Liliana Cavani, Dominique Sanda, Lou Salomé, ma anche certe donne con cui ho vissuto situazioni analoghe. Dato che la stampa francese ha accusato Liliana Cavani di preferire il sex shop alla verità storica, c’è una sola risposta possibile – che era già stata di Lou e che oggi è di Liliana Cavani: non dovete rendere conto a nessuno”. Proprio così, Lou Salomé non vuole rendere conto a nessuno a meno che non sia per propria scelta, e questo accadrà soltanto con Freud, quando si sottopone all’analisi con lui. Nell’intervallo di tempo di attesa dell’incontro con Freud che avverrà nel 1911 e che darà un giro di boa, il classico “turning point”, la vita di Lou è semplicemente elettrizzante. Incontra molti uomini, scrive molti libri, ma il libro più importante è quello della sua vita, neanche la sua autobiografia o i suoi scritti su Rilke e i romanzi come “Ruth” o “Fenitschka” lasceranno una traccia così indelebile nella storia del cammino umano e della psicoanalisi. Conosce oltre a Nietzsche e Rée anche Rilke, Wagner e Martin Buber, Strindberg, Wedekind e ancora Stanislavsky, Max Reinhardt, Leonida Pasternak (il padre di Boris) e finanche Tolstoj.

Durante la sua vita le furono appioppati diversi nomignoli e frasi da leggenda, quelli dispregiativi sempre collegati con il suo demonico potere di conquistare gli uomini, di farli innamorare di sé, ma soprattutto inscindibili dall’invidia che li creava: la “strega dell’Hainberg” è quello che le “donano” gli abitanti di Gottingen, la città dove aveva la residenza con il professor Andreas unito a lei da un matrimonio bianco. Non sappiamo chi abbia coniato la frase: “quando Lou si appassiona a un uomo, dopo nove mesi costui mette al mondo un libro!” ma crediamo che sia davvero quella che racchiude tutta la potenza creativa di questa donna fatale, più forte dell’uomo, capace di inventare la nuova donna, un essere in grado di ristabilire l’equilibrio troppo a sfavore del femminile. In questo le sono sorelle Anais Nin, Virginia Woolf e Sabina Spielrein. Indipendente e sicura di sé come Anais, svolge un ruolo fondamentale per Freud e con Freud così come Anais ha fatto con Rank. Le sue idee sulla guerra sono all’incirca le stesse che enuncia Virginia in “Tre ghinee” e la conclusione è unica: fate andare al potere le donne e vedrete che forse guerre non ce ne saranno, ci sarà più dialogo, più pietas per i morti causati da vivi maschi; altrimenti lasciateci in pace, ci tiriamo fuori, la guerra è un affare maschile, ci resta soltanto la possibilità di piangere i nostri figli caduti. Per la psicoanalisi è come Sabina, sarà forse più importante di Marie Bonaparte presso Freud. Così come Sabina è stata importantissima per Jung forse più di Emma o di Tony Wolff. Se Marie Bonaparte ha istituito la psicoanalisi freudiana in Francia e ha prodotto anche la nascita di un Lacan (pensandoci bene), l’apporto di amicizia e solidarietà che Lou regala a Freud è impareggiabile. Se Anais può scrivere nei suoi diari che è pronta per la conquista di Jung (e chissà cosa sarebbe successo se si fossero davvero incontrati!), Lou ha conquistato decisamente Freud, con il quale manterrà un sodalizio – senza sesso – sincero e immutato dal 1911, anno del loro incontro fino alla morte di lei.

Abstract

In questo articolo l’autore Amedeo Caruso si interessa della scrittrice e psicoanalista Lou Andreas Salomé, una delle donne più rappresentative del Novecento e bandiera di tanti movimenti di liberazione femminile sorti intorno al 1968 nel mondo. Nel tratteggiare le opere e i giorni di quella che è stata la prima vera psicoanalista della storia, Caruso sottolinea reale conquista ottenuta da questa artista dopo l’incontro con Freud: la libertà intesa come difesa e garanzia delle proprie idee e azioni lontane dalla morale comune una Weltanshauung frutto di profonde riflessioni e vissuta pienamente, con alta responsabilità e coraggio.