in Giornale Storico di Psicologia Dinamica, 55, Roma, Di Renzo Editore, 2004 – Estratto
“Inter faeces et urina nascimur”, diceva Sant’Agostino per descrivere l’oscenità del corpo all’atto della nascita, ma era un’oscenità naturale derivata da un naturale desiderio sessuale, oggi l’oscenità la vediamo nella sua rappresentazione resa asettica dal disgusto e dall’orrore per ogni sporcizia umana, anche quella dei bambini, che deve essere purificata in ogni modo da un profumo, un deodorante, una limpida cucina o un nuovo modello di autovettura, in cui ognuno di noi possa rispecchiare un corpo senz’anima che ci faccia dimenticare le nostre origini, per prospettarci un futuro dove l’artifizio si è trasformato in artefice, senza la mediazione della psiche. Uno spot è ciò che rimane dell’amore e dell’atto sessuale, uno spermatozoo smarrito vaga in solitudine per le strade, alla ricerca della sua meta, ed una volta trovatola, uno sbatter di ciglia ed un piccolo stupore ci fanno capire che il fine è raggiunto. Questi importanti aspetti del nostro mondo interiore vengono banalizzati ed uniformati attraverso l’enfasi e la meraviglia che viene loro attribuita e che ha come conseguenza di farli diventare, nel quotidiano, l’oggetto di ambigui e irrealistici sentimenti.
In questo scorcio di post-modernità il nostro punto di riferimento sono rimasti gli spot ed il grande fratello. C’è uno spot per la nascita, uno per la crescita, un altro per l’amore, l’ultimo tabù rimasto è la morte, ma ancora per poco, anzi la morte è già rappresentata in ognuno di essi perché queste categorie, archetipi direbbe Jung, dell’agire umano hanno perso, nella trasparenza e nella spettacolare consuetudine del video, il loro significato nascosto, simbolico, per diventare un semplice ed univoco segno: “Da quando le stelle sono cadute dal cielo e i nostri simboli più alti sono impalliditi, domina nell’inconscio una vita segreta” . L’inevitabile perdita di senso ci rende ancora più esposti al fascinante influsso delle immagini inconsce, queste, liberate da ogni controllo della coscienza, acquistano una propria autonomia pericolosa ed imprevedibile che ci può portare al limite della psicosi.
Se per Freud , dopo il godimento, il sesso porta con sé un poco di morte, per Bataille l’erotismo è l’approvazione della vita fin dentro la morte. Funzione sessuale e morte un tempo erano per gli uomini due divieti fondamentali e la loro trasgressione serviva a superare l’angoscia che accompagna ogni divieto. Oggi la televisione è l’ambito deputato alla violazione dei divieti. La funzione simbolica dei riti e dei miti, della violenza e del sacro, considerato come spazio predisposto al differimento delle regole, viene assunta dalla televisione, la televisione è il moderno recinto del sacro. Ma da quando appare in video l’erotismo o, meglio, la sua caricatura, mostra solamente il suo aspetto osceno e profano, lo spazio fuori dal tempio, e la trasgressione, esibita con tale facilità, contribuisce a banalizzare la sessualità ed il suo desiderio.
Essere lontani dalle stelle (de-sidera) ci induce a cercarle, ma che cosa ci spingerà se le troviamo sempre davanti a noi nello splendore pagano di questa televisione? Quello che ci propone è ciò a cui anela il Satiro, un desiderio appagato immediatamente, non più quell’oscuro oggetto del desiderio, bensì un’assuefazione: “Il desiderio sussiste solo con la mancanza. Quando passa interamente nella domanda, quando può operare senza restrizioni, diventa privo di realtà in quanto privo di immaginario: è ovunque, ma in una simulazione generalizzata. Ormai solo lo spettro del desiderio ossessiona la realtà defunta del sesso. Il sesso è ovunque, tranne che nella sessualità (Barthes)”. Il sesso è diventato la stella dei media e il desiderio, indotto dalla pubblicità e dai programmi, desiderio di consumo, fine ultimo della nostra società dello spettacolo. Ma la televisione non ci dice solo che cosa dobbiamo consumare, ma anche, come ci ricorda Carlo Freccero, quello che dobbiamo diventare attraverso il consumo, ciò che deve diventare il nostro corpo, specialmente il corpo femminile che scompare nell’anoressia lasciando i suoi attributi più appariscenti, labbra carnose, seni prosperosi, sederi prorompenti, in nome dell’audience, impero della maggioranza.