di Natalia Ginzburg, regia Marcello Cotugno
Al Teatro Politeama Brancaccio, Sala “ IL BRANCACCINO”Via Mecenate, 2 – 00185 Roma è in scena dal 13 febbraio al 4 marzo 2007 “L’INSERZIONE”di Natalia Ginzburg.
La commedia – scritta dalla Ginzburg nel 1968 – è portata in scena per la regia di Marcello Cotugno, che – con buona e tempistica intuizione – recupera e attualizza un testo fondamentalmente centrato sul tema della Comunicazione.
L’Inserzione è – nella definizione del Dizionario Palazzi – “l’atto dell’inserire”, “l’annunzio a pagamento in un giornale”, “l’avviso pubblicitario”.
Un testo, dunque…poche parole scritte da un soggetto che emette un messaggio indirizzandolo a riceventi noti e/o ignoti…in vista di poter avere una relazione…
Emittente, ricevente, messaggio, relazione…il pensiero torna al tema della Comunicazione e, quasi inevitabilmente, a P. Watzlawick.
La scuola di Palo Alto (G. Bateson, P. Watzlawick, etc.) ha posto l’attenzione sul carattere interlocutorio, contrattuale e pragmatico della comunicazione. (Watzlawich P., 1967)
Si sviluppa una ottica relazionale della Comunicazione, nella quale i rapporti tra i singoli elementi costituenti contano più degli elementi stessi.
La comunicazione è innanzi tutto dialogo; l’attenzione viene focalizzata sul rapporto trasmettitore–ricevitore in quanto mediato dalla comunicazione; la comunicazione è considerata anche come “azione”, modificazione dei comportamenti; “una comunicazione non soltanto trasmette informazione, ma al tempo stesso impone un comportamento” in quanto comprende l’aspetto di “notizia” (report) e l’aspetto di “comando” (command) relativo alla relazione tra i comunicanti.
Filtrare il testo della Ginzburg attraverso questa ottica, configura un godibile esercizio di comprensione oltre le righe del detto.
“L’inserzione”, come gran parte dei lavori della Ginzburg, s’incentra sul mondo femminile, nel confronto-scontro con quello maschile, sempre osservato con acume ed ironia. Ne “L’inserzione” le storie di un’amicizia fra due donne, di un amore finito e di uno appena cominciato, mettono in campo personaggi che rappresentano diverse modalità comunicative.
Vediamo cercarsi un dialogo che a volte appare concretizzarsi, talaltra si configura come impossibile, divenendo puro sfogo monologante dell’uno a fronte dell’altro che tale sfogo può soltanto subire.
Ma la comunicazione è comportamento… e induce comportamenti….il personaggio che a tratti ci appare passivizzato poi agisce, comunica la propria azione, genera una controreazione….
I tre personaggi, interpretati con brillante incisività da Cloris Brosca, Paolo De Vita e Bianca Nappi tengono ben viva l’attenzione dello spettatore, pur nella voluta normalità di una scena quotidianamente ordinaria.
Un interno quotidiano nel quale, a tratti – grazie anche agli efficaci e lancinanti effetti di luce – pare potersi cogliere l’inferno di una realtà incomunicabile.
L’essenziale e efficace regia di Marcello Cotugno consente agli attori una precisione quasi pittorica, confermata dal plauso – anche a scena aperta – del numeroso pubblico presente.
Uscendo – gratificati dal teatro – ci si pone una domanda. “ e se la Ginzburg avesse conosciuto WatzlawicK?”