Qualche giorno fa ho visto su un canale nazionale un film del 1960: Il mondo di Suzie Wong diretto dal regista Richard Quine con Nancy Kwan e Willman Holden. Il film è tutt’altro che un capolavoro e racconta la storia d’amore tra un pittore americano e una prostituta di Hong Kong ambientato nei quartieri degradati di quella grande città asiatica negli anni cinquanta.
Mi chiedevo perché, in questi giorni particolari, un canale televisivo nazionale avesse programmato proprio questo vecchio film e la risposta la ebbi riguardandolo dopo tanti anni.
Il film mostrava proprio quei sobborghi poveri e fatiscenti dove si trovavano i mercati in cui erano venduti animali vivi: polli, pesci, maiali e tanti altri animali selvatici che non venivano sottoposti alla benché minima sorveglianza sanitaria.
Il motivo della proiezione di quel vecchio film, durante la pandemia, consisteva nel tentativo di dimostrare che l’inefficienza dei cinesi nella pulizia degli animali era la conseguenza dell’insorgere del virus e la sua propagazione, e veniva da molto lontano, dalle loro abitudini culturali, dalla loro storia, Ecco, questo è uno dei tanti esempi di come l’informazione suggerisce al cittadino medio come potrebbero essere andate le cose con il nostro virus: la cultura di quel paese potrebbe essere stata la responsabile dello scatenarsi della pandemia. Volutamente vogliamo tralasciare la teoria delle cospirazioni che sono spesso proliferate in varie occasioni della storia.
Ma gli esempi sono innumerevoli e ogni media ha il suo punto di vista, la sua soluzione e il suo palinsesto dove inserire film più o meno catastrofici che raccontano di realtà fantastiche ma che potrebbero adattarsi al nostro quotidiano.
Sul web si trovano anche moltissime notizie che provengono spesso da qualche personaggio residuato della new age o da qualche paranoico complottista.
La comunicazione in questi giorni è diventata assordante.
Nei palinsesti televisivi, soprattutto nelle televisioni private, vi è un proliferare di film apocalittici che contribuiscono a esasperare l’angoscia dei cittadini.
Questa è una dimostrazione di come i media, e per media intendo giornali, radio, televisione, web, che sicuramente può diventare il meno attendibile, tendono sempre a manipolare le notizie a loro piacimento, secondo il loro orientamento personale sia esso politico, religioso o più in generale culturale.
Ciò che rende stupefatti è la ricchezza, in queste settimane, di notizie vere, verosimili, false o leggermente falsificate, che ci disorientano, sul web è un fiorire di brevi filmini più o meno comici che tendono a ridicolizzare i comportamenti da prendere per evitare la malattia e a descrivere gli effetti che la temporanea clausura provoca sulla nostra psiche, alcuni sono proprio manipolatori, altri buonisti, la maggior parte danno delle informazioni fasulle, ma il fatto che provengano da un mezzo come il web, agli occhi delle persone più disponibili, li rendono verosimili.
Noi siamo un animale sociale ed essere costretti a restare chiusi in casa ci provoca molta ansia che diventa angoscia quando pensiamo al motivo oscuro per cui siamo in clausura, un motivo di cui molti non conoscono tanto bene né l’origine, né i suoi effetti futuri.
Come diceva Freud parlando del perturbante, unheimliche, che può significare di volta in volta inquietante, pauroso, sinistro, lugubre: spesso e volentieri ci troviamo esposti a un effetto perturbante quando il confine tra fantasia e realtà si fa labile. E’ proprio il nostro caso, il coronavirus provoca in noi una combinazione di queste due visioni, da una parte è reale perché i morti e i malati li vediamo continuamente in televisione, ma per certi aspetti è anche fantastico perché invisibile è il virus che lo provoca e quando vediamo il suo ingrandimento attraverso il microscopio percepiamo una sensazione di inquietudine soprattutto se lo guardiamo con gli occhi della immaginazione prodotta dal nostro inconscio, è un virus molto simbolico, il cerchio, la corona, il colore rosso possono farci fantasticare e proiettarci in mondi sconosciuti, senza dimenticare però che è solo il risultato della visione di un microscopio. La fantasia è libera di vedere un futuro favorevole o minaccioso, ma quando siamo afferrati dai racconti dei mezzi di informazione e oggi questi mezzi, che dicano il vero oppure no, sono presi d’assalto, la nostra razionalità vacilla.
Spinoza nel suo Trattato teologico-politico (Bompiani, Milano, 2010, p. 653) affermava che: “E’ difetto comune degli uomini far credere agli altri le proprie ragioni…, oggi queste ragioni particolari vengono presentate sui giornali o negli altri mezzi di comunicazione visivi come oggettive, reali, diventando talmente persuasive che l’uomo comune difficilmente può distinguere le comunicazioni vere da quelle false perché è proprio il mezzo a interpretare e certificare la loro veridicità. Nel nostro caso, ai tempi del coronavirus, speriamo che le notizie che arrivano siano veritiere, non tutte lo sono e noi siamo costretti a scegliere e probabilmente scegliamo non in base ad una conoscenza scientifica che non abbiamo, ma in base a quello che è più vicino ai nostri desideri, alle nostre speranze.
La conseguenza dell’uso sconsiderato di queste tecnologie, della cresciuta importanza data al sistema dell’informazione, non solo limita il nostro diritto ad avere un’informazione per quanto possibile veritiera, ma snatura anche la nostra umanità, ne fa della merce, dei dati da manipolare al momento opportuno, in particolare, in questo periodo così poco rassicurante, queste notizie ci possono portare facilmente fuori strada.
Queste tecniche sfruttano importanti meccanismi psicologici che inducono in chi ascolta o guarda le notizie una realtà alterata.
Il tuono comunicativo, come lo chiama appropriatamente la dott.ssa Maria Giovanna Luini medico e psicoterapeuta, ci distrae dalla realtà, ci fa vedere una realtà diversa, con il suo volume frastornante ci fa perdere di vista i nostri sentimenti, la nostra anima, omologati da un insieme di notizie in cui è difficile districarsi, ci dobbiamo fidare delle parole che vengono riportate dai media, sperando di riuscire a distinguere tra quelle false e quelli veritiere, se ce ne sono.
La ridondanza di queste comunicazioni ci esaspera e siamo costretti, nostro malgrado, a rifiutarle o, quanto meno, a metterle in discussione, nella impossibilità di poterle verificare: ci dobbiamo fidare solo dei cosiddetti esperti ed anche loro non avendo una verità univoca, si prestano a tante interpretazioni.
Giorgio Mosconi