Vivere, soffrire e lottare al tempo del coronavirus

Noi terrestri abbiamo sempre due facce, una angelica, l’altra diabolica. Quella soave e dolce è la componente generosa, compassionevole, affettuosa, amorevole. L’altra faccia, quella infernale, ci rende capaci di uccidere i nostri simili, come nelle guerre. Siamo caratterizzati da una indole duplice, e questo lo ha scoperto, prima di Freud, un maestro della letteratura, Robert Louis Stevenson, scrivendo un libro che è capolavoro: Il dottor Jekyll e mr Hyde. Questi due convivevano in un unico personaggio, finché la parte luminosa del bravo medico Jekyll viene sopraffatta dal mostruoso mr Hyde e Jekyll, per eliminarlo, finisce per uccidersi non riuscendo ad accettare il male che è in sé. Freud ha scoperto più di 120 anni fa che l’io non è padrone in casa sua. Questo vuol dire che non siamo sempre capaci di conoscerci completamente e abbiamo tutti una parte segreta, anche malata, che vuole dire la sua e che va ascoltata. Altrimenti, pena, una grande sofferenza e soprattutto l’impossibilità di sapere davvero chi siamo.

Consideriamo la Terra e la natura come fossimo noi stessi. Abbiamo avuto bellissimi mari e fiumi e laghi incontaminati e siamo quasi riusciti a inquinare tutte le acque. La Terra una volta florida e generosa, è stata infestata da inquinanti terribili, come per esempio la Terra dei Fuochi. Anche il mondo è caratterizzato da aspetti meravigliosi e da pericoli altrettanto spaventosi. Pensiamo alle bellissime montagne dove si va a sciare o che si scalano che però celano le slavine o gli smottamenti. Il mare può essere una splendida tavola in cui nuotare e navigare e che ci può condurre su barche o navi da un continente all’altro, oppure travolgere con le sue tempeste o i suoi iceberg le navi più inaffondabili, come è accaduto per il Titanic. Già, il Titanic, ricordate il film? In questa pellicola i protagonisti vivono la più bella storia d’amore e anche la più grande catastrofe e il più grande dolore, non tanto la morte, quanto la separazione dei due innamorati.

Come gestire quindi l’ansia, l’angoscia, la paura in questi giorni così drammatici e tremendi?

Inutile ricordare che la caratteristica principale della nostra vita è il mistero. Nessuno sa che cosa succederà domani. Noi non ci pensiamo troppo, né spesso, ma quelli che sono i rappresentanti della creatività umana, penso agli artisti e agli scienziati, spesso si misurano con problematiche difficili e terribilmente angoscianti che poi accadono realmente come oggi con il coronavirus.

Pensiamo a grandi scrittori come il Manzoni, che nella descrizione della peste nel suo famosissimo libro I promessi sposi, riempie pagine piene di compassione perché in quei momenti tutti riscoprono la loro umanità, la forza del perdono, la capacità di affrontare le difficoltà. Ugualmente, uno scrittore come José Saramago ha scritto un romanzo dal titolo Cecità, nel quale i protagonisti sono affetti da una pandemia che li rende ciechi, ma il saggio commento dell’unica persona che non ha perduto la vista, la moglie del medico, è che secondo lei le persone non sono diventate cieche, ma sono sempre stati ciechi che, pur vedendo, non riuscivano a vedere davvero. Dunque conviene riflettere sulla nostra umanità e riscoprire in questi tempi così bui tutti i valori che forse abbiamo perduto o soltanto dimenticato. L’ansia e l’angoscia si vincono con la solidarietà, con l’amore, con il coraggio e con la rieducazione alla semplicità e al saper dare il giusto peso a tutto ciò che ci circonda. Mi piace ricordare che il grande filosofo Pascal ha enunciato un pensiero immortale che forse ripeterci continuamente giorno dopo giorno Tutta l’infelicità dell’uomo deriva dalla sua incapacità di starsene nella sua stanza da solo. Un altro scrittore, Voltaire ha concluso il suo romanzo più divertente, Candido, con una ormai necessaria considerazione per tutti noi: bisogna coltivare il nostro giardino. Questo significa prendersi cura della nostra anima senza necessariamente ragionare di questioni religiose, mi riferisco a quella che lo psicoanalista Carl Gustav Jung definisce l’anima naturaliter religiosa, cioè un atteggiamento di attenzione estrema e di culto del nostro essere interiore, quello che non è corpo insomma, ma sentimento, passione, amore, amicizia, desiderio, sofferenza e sì, anche ansia.

Dovremmo ricordare tutti i giorni che siamo esseri mortali, ma in realtà viviamo come dovessimo durare per sempre. Gli antichi greci si definivano tutti morituri, non soltanto umani. Però pensiamo al fatto che in questo inconoscibile arco di tempo, che è la nostra vita, siamo circondati dall’enigma del prima e del dopo, e soprattutto del perché. Ed è quanto cerchiamo di fare dal momento in cui il primo uomo e la prima donna sono apparsi sulla terra. Cercare di dare un senso a quello che facciamo e a quello che ci succede. Il dolore, la sofferenza e la malattia sono parte della nostra esistenza, che però è anche ricca di bellezza, di gioia, di meraviglia, di stupore e dell’amore che come dice il nostro sommo poeta Dante muove il cielo e le altre stelle. E, ancora, penso ai versi del grande poeta Shelley L’amore, l’amore medesimo morirebbe se tutto il resto non morisse.

Il mio consiglio è quello di riscoprire in questi giorni così difficili per tutti la poesia nei libri e dentro di noi, la saggezza e la bellezza nei libri, nei film e nei ricordi anche per i più giovani, per trovare il coraggio e la forza di affrontare con la giusta carica questo periodo critico e soprattutto la riscoperta della lentezza, della relazione con il nostro prossimo, fosse anche via telefono, pc o con chi vive insieme a noi. Dobbiamo imparare, magari di nuovo, a ritrovare l’essenza nella semplicità. L’unico modo per vincere la paura è anche quello di avere dei solidi punti di riferimento come le giuste amicizie, i buoni rapporti interpersonali, una buona relazione principalmente con sé stessi per evitare di finire nell’errore e quindi nell’orrore del dottor Jekyll, di cui esistono un’infinita di   versioni cinematografiche. Vedrete che da questa esperienza usciremo tutti migliori.