La Psicoanalisi, i Clienti, gli Allievi, il Caso, la Borsa e la Vita

in Giornale Storico del Centro Studi di Psicologia e Letteratura, 7, Giovanni Fioriti Editore, Roma, 2008 – Estratto

La questione “denaro” com’è noto, rappresenta uno dei ploys, (uno stratagemma) dello psicoanalista per mantenere quella che oltre 50 anni fa Jay Haley ha descritto come oneupmanship, la supremazia dello psicoanalista. Cosa dice Haley in questo insuperabile scritto intitolato: La psicoterapia come arte? Semplicemente che lo psicoanalista è un soggetto che deve mantenere la sua supremazia sul paziente, (naturalmente per poterlo curare) ponendolo continuamente in posizione “one-down”, traducibile in italiano con un antipatico assoggettato, sottomesso, fintanto che lo stesso non si arrende a questa condizione; da quel momento comincia davvero l’analisi.

Lentamente in questa deliziosa commedia degli equivoci, non si capisce più chi siano i pazzi perché ciascuno esprime la propria follia personale. Capita quindi che la sorella sia rinchiusa nel manicomio perché appare ai medici più squinternata del fratello, che viene lasciato libero. Così potrà invitare tutti da Charlie, il suo bar abituale, compreso il guardiano del manicomio non prima di averlo munito della sua carta da visita ed essersi attardato e complimentato con lui per l’invenzione del cancello semiautomatico del manicomio. Comprendere, amare, significa comunicare. Non esiste comprensione laddove non esiste comunicazione.

Questo combattimento è necessario e ineludibile e può durare anche molti mesi e avere perfino delle ricadute durante l’analisi. Lo psicoanalista però ha a disposizione gli stratagemmi indicati da Freud che sono intramontabili e inattaccabili quali il Transfert, il Tempo, la Richiesta e la Motivazione dell’analizzando, l’Interpretazione dei sogni da parte dell’analista, e non ultimo il Denaro che rappresenta lo scambio di energia economica restituita in termini di energia psichica. Insomma, dice Haley, grazie a questi stratagemmi lo psicoanalista può e deve continuamente affermare la sua supremazia (non il potere, si badi bene) ma se volessimo proprio chiamarlo con questa parola va anche bene, purchè aggiungiamo potere a fini terapeutici, dunque non per desiderio crudele di mettere l’altro in stato di schiavitù. Tale supremazia ha lo scopo di aiutare il soggetto richiedente a mettersi nelle mani dello psicoanalista, a lasciarsi andare, letteralmente ad affidarsi e a quel punto comincia il vero lavoro, quello di mettere one-up il paziente, capovolgendo i ruoli lentamente per farlo sentire nella pienezza della sua autonomia seduta dopo seduta.

Il denaro dunque è uno degli stratagemmi fondamentali della psicoterapia. È anche naturalmente una forma universalmente riconosciuta di pagamento per qualsiasi lavoro le persone svolgano. Nel caso della psicoanalisi però si tratta anche di uno strumento interpretativo, e se perdiamo questa occasione, ogni occasione per interpretare, è come se lasciassimo passare in silenzio un sogno dove per esempio l’analizzando fa l’amore con la madre. Devo dunque domandarmi perchè l’avvenente fanciulla che ho in terapia da quasi un anno negli ultimi due mesi alla fine di ogni seduta esordisce così: “Le dispiace se la seduta la pago la prossima volta?” e prosegue così per quattro, cinque sedute di seguito adducendo ogni volta una scusa diversa quando invece per i primi otto, dieci mesi è stata sempre puntualissima nel pagamento ad ogni seduta (come pattuito). Naturalmente bisogna rispettare i patti e se il patto la cui forma lascio in genere decidere al paziente, come generoso atto di supremazia) prevede il saldo ad ogni seduta potrei anche passare sopra ad un atto mancato isolato (ma in realtà non ci passo mai: interpreto sempre, prima o poi) ma perderei tempo e lo farei perdere al soggetto se non lavorassi su questo comportamento

Abstract

In questo articolo vengono raccontate diverse storie di psicoanalisi e di vita con particolare riferimento allo stratagemma psicoanalitico del denaro. L’autore si avvale della sua ventennale esperienza come psicoanalista e come analista didatta e supervisore di una scuola di specializzazione in psicoterapia per mostrare come ci si può arricchire anche perdendo l’onorario di qualche paziente.