di Roberto Cantatrione
Conoscere per deliberare. Questo sosteneva nelle sue famose “Prediche Inutili” (pubblicate in dispense dal 1955 al 1959) Luigi Einaudi, il grande economista piemontese, nonché secondo Presidente della Repubblica. Questo è il punto. Conoscere. Ma come si fa ad avere informazioni attendibili che ci portino alla giusta “conoscenza “? Suggerirei di andare a leggere o rileggere gli interventi contenuti nel numero 11 della rivista del nostro Centro Studi Psiche Arte e Società dedicata al tema “Le verità che cambiano”. Dalla sua lettura, in sintesi, si desume che la verità (che è come dire la conoscenza) è relativa, circoscritta al momento in cui la si enuncia e, soprattutto nella scienza, valida pro tempore.
La conoscenza, dicevamo…; ecco il mio modo di dare valore alle informazioni: tra le mie “fonti” non considero i Social Media, e solo parzialmente i talk show della TV. Ma, con i miei limiti e servendomi del mio spirito critico, mi affido ad alcuni programmi della radio e alla carta stampata. Preferisco consultare Il Corriere della sera, La Repubblica, Il Fatto Quotidiano e il domenicale del Sole 24 ore. Così sarà à chiaro che le considerazioni seguenti non sono solo derivanti dal mio metaforico sacco di farina.
Il mio intento oggi è quello di focalizzare il discorso sugli aspetti economico- finanziari della crisi mondiale in seguito alla pandemia, ma questo compito è arduo data la difficile situazione economica in cui si trova il nostro Paese… basta solo pensare al vincolo rappresentato dell’enorme debito pubblico; sapendo anche che ogni ragionamento sulla situazione economica è in evoluzione e altresì condizionato dal procedere dell’epidemia in corso.
E così siamo di fronte a un pararrelismo tra scienza e economia
La scienza non ha ancora certezze definitive sulla natura e sul propagarsi di questo misterioso virus così contagioso ancora senza vaccino, né si sa come agisce sui vari organi del corpo umano. Le terapie intensive praticate negli ospedali sono più d’una nel mondo e, allo stato, il modo più efficace per combattere il virus è quello di evitarlo, cioè affidarsi a condizioni, per così dire, esterne: massima igiene, mascherine, guanti e poi misure come il lockdown, o comunque di distanziamento sociale. E sappiamo anche che la comunità scientifica ha pareri difformi sulla piena efficacia degli screening di controllo fatti con i tamponi (sempre secondo me troppo pochi), così come anche sui controlli fatti con i test sierologici, e ogni giorno in Italia e nel mondo vengono proposti nuovi metodi: ultimissimo quello dell’utilizzo del plasma degli infettati guariti, che sembra offrire speranze, ma su cui la scienza ufficiale non si è ancora pronunciata.
Ebbene, così come non si hanno certezze assolute sugli aspetti virologico – sanitari, talché può ragionevolmente prevedersi che la fase emergenziale non sarà di breve durata, così ugualmente non si sa nulla di preciso in prospettiva di efficaci e risolutivi interventi, anche sul piano economico -finanziario a livello nazionale e sovranazionale. Interventi di cui c’è una urgente e vitale necessità in una situazione per altri versi assai preoccupante perché la propagazione del virus, come sappiamo, ha provocato la sia pur parziale riduzione di importanti attività produttive, con la conseguente consistente riduzione della domanda di beni e servizi.
Le azioni fin qui messe in atto dal Governo sono state cosa buona e giusta, a parte le difficoltà burocratiche della loro applicazione, ma non è dato di sapere ancora, allo stato, malgrado le rassicuranti promesse quanto possano essere concretamente attuabili e rapidamente efficaci. Dei poderosi interventi finanziari occorrenti per affrontare la drammatica situazione economica – e si parla della necessità di una iniezione di liquidità di migliaia di miliardi euro a livello europeo, l’attuazione di questo progetto è ancora vago e cioè in alto mare. Le dichiarazioni anche le più recenti della presidente della Commissione Europea U.Von der Layen sembrerebbero confortanti, ma restano dichiarazioni; e già si sa che la loro attuazione non sarà né facile né a breve termine. Mentre oggi c’è chi è costretto a vivere non riuscendo materialmente a arrivare alla fine del mese, se non della settimana. Tutti sappiamo del quasi completo blocco (fino a pochi giorni fa) delle attività industriali produttive, di quelle dei servizi, e di quant’altro produceva reddito, magari anche in nero, facendo parte queste attività del nostro quotidiano fino a pochi mesi fa.
Una singolarità che ha attratto la mia attenzione è stata quella di come vengono rappresentate le tematiche economiche finanziarie sui mezzi di comunicazione. Si fa un grande uso, direi un abuso, di sigle, acronimi, e di terminologia in lingua inglese. Siamo sicuri che tutti capiscano, a parte gli addetti ai lavori? Mi viene in mente il buon Manzoni che nei Promessi sposi fa dire dal pavido don Abbondio a Renzo Tramaglino che chiede di sposarsi, parole in latinorum; per confondergli le idee e non dirgli la verità.
Eurobond, Mes, Recovery fund, Omt (Outing Monetary Transactions) , Sure, “ sorveglianza Rafforzata “ quantitative easing; denominazione quest’ultima forse più nota ricordando Draghi e il suo storico “ wahtever it takes”, cioè acquisto di titoli del debito pubblico italiani, per quanto occorrer possa, parlando delle azioni della BCE. Concetto quasi ugualmente ripetuto dalla neo presidente della stessa istituzione, C. Lagarde
Il 30 aprile ho letto questo titolo su uno dei miei soliti quotidiani: “Nel Mes spunta “la sorveglianza rafforzata”. Commissione e Bce controlleranno Roma. Meccanismo questo delicatissimo, meglio detto Fondo Salva Stati perché più comprensibile. Si tratterebbe di una iniezione di circa 36 miliardi da destinare all’Italia. Si, però, a quali condizioni? Il corrispondente da Bruxelles del quotidiano ne fa la storia: se ne è parlato i primi di aprile e poi il 23 successivo e ora è prevista una riunione (sarà risolutiva?) forse l’8 di maggio…;, l’8 maggio è passato e le condizioni poste sembrano buone, ma il Parlamento non si è ancora pronunciato e Dio solo sa se quei miliardi previsti, dedicati all’emergenza virus, sarebbero necessari essendo solo riservati alle spase sanitarie…. Ma anche questa valutazione derivante dal buon senso siamo sicuri sia valida, se leggiamo viceversa che anche altri paesi molto colpiti come Spagna e Francia hanno perplessità a farvi ricorso?
Sempre il primo di maggio: un altro quotidiano torna sul Concetto di Recovery fund, (in termini semplici un fondo di aiuto e sostegno) di cui non è ben chiaro il funzionamento, da predisporre principalmente per gli Stati particolarmente colpiti sopra menzionati oltre all’Italia. Interviene la nuova presidente della Banca centrale Europea, C. Lagarde. Ma anche in questo caso (dato che si tratta di un consistente intervento di difficile attuazione) non si conoscono condizioni e soprattutto i tempi. Non si sa poi se quanto saranno i sussidi, se ci saranno, e quanto i prestiti? Difficile dirlo; e purtroppo il discorso diventa politico solo se pensiamo alle resistenze dei paesi del Nord Europa.
Ancora il primo maggio. Intervista dello scrittore e già magistrato G. Carofiglio al premio Nobel dell’economia, il famoso Stiglitz. Tralascio le sue considerazioni sugli Usa, ma certi concetti hanno valenza generale. Se i bilanci delle aziende saltano, la riduzione degli investimenti fa crollare anche i bilanci delle famiglie. Occorre dunque una strategia globale e la pandemia è una crisi che il mondo deve fronteggiare unito, così come la crisi climatica, che potrebbe essere causa di altre epidemie. Venendo all’Europa, chiede l’intervistatore, saranno capaci governi e istituzioni di attivare gli Eurobond per contrastare gli effetti dell’epidemia e rimettere in piedi le economie devastate? Purtroppo neanche questo prestigioso personaggio ha una risposta definitiva.
La politica purtroppo fa sempre capolino e il discorso economico- finanziario ci induce a ragionare anche sugli attuali modelli di sviluppo così che il giornalista Sergio Labate sul Fatto Quotidiano ci introduce sul tema degli eccessi di un certo tipo di capitalismo.
Non v’è dubbio che, così come Churchill affermava che la democrazia con tutti i suoi difetti è la migliore forma di governo possibile, così deve essere altresì chiaro che il sistema capitalistico non è in discussione, non potendosi certo avere rimpianti per regimi del socialismo reale sovietico, perché la Storia ce lo ha insegnato. Però, di seguito, riporto l’incipit dell’articolo del citato giornalista Labate. Alla domanda posta ad un industriale su cosa pensasse sul contagio la risposta è stata: “Certo il virus è pericoloso. Credo che gli operai debbano venire a lavorare nelle nostre imprese e poi debbano starsene a casa”! Come a dire: difendetevi dal virus ma basta che lavorate. Ma allora qualche considerazione su un certo capitalismo, per fortuna minoritario, si potrebbe anche fare. Possiamo anche ricordare che il noto filosofo e psicoanalista Umberto Galimberti non si stanca di ripetere nella sua famosa rubrica di un Magazine, che il denaro è diventato il generatore simbolico di ogni valore.
Arriviamo al Il Sole 24 ore del 3 maggio: Già il titolo è evocativo: “Che bella confusione di idee”. Occhiello: “Epistemologia della Pandemia. C’è una pluralità di voci che a prima vista potrebbe essere cacofonica. Ma invece è una ricchezza da non disperdere”. Mi piace chiudere con questa citazione il mio intervento, tenuto conto che se le cose che ho dette riportano notizie di alcuni giorni fa, al tempo stesso ogni giorno cerco di individuare sulla stampa, senza trovarle, notizie da parte di scienziati che ci diano conforto sull’individuazione di una terapia risolutiva contro l Covid 19, che resta tuttora molto insidioso; oppure notizie sulla messa in atto di consistenti aiuti economici finanziari provenienti dalle istituzioni europee al nostro paese, ma per differenti motivi resto deluso. I progetti di interventi sono sempre espressi al condizionale e rinviati nel tempo, insomma si resta nel vago. Forse perché è impossibile fare diversamente? Io non penso sia così: sia per la pandemia che per gli interventi economici il fattore tempo fa la differenza.