in Giornale Storico di Psicologia Dinamica, 56, Roma, Di Renzo Editore, 2004 – Estratto
Partiamo subito con un celebre assioma che ha la forma di un aforisma: “Non esistono gli ipnotizzatori ma soltanto gli ipnotizzati”. Questa asserzione, che sembra scimmiottare quella sarcastica di Karl Kraus sulla psicoanalisi (la psicoanalisi è una malattia della quale pretende di essere la cura) si rivelerà invece sempre più vera man mano che l’apprendista ipnonauta si impossesserà dell’arte della transe. Si è deciso di utilizzare il termine transe (anziché trance) per ricordare ed enfatizzare l’etimologia della parola. Transe da trans-ire, andare oltre, termine giustamente prediletto da un grande studioso e conoscitore di stati alterati della coscienza, Georges Lapassade, forse il più eminente studioso occidentale del fenomeno, che chi scrive ha avuto l’onore ed il privilegio di conoscere e frequentare. L’ipnonauta diligente cercherà al più presto di leggere l’opera Stati alterati e transe del Predetto.
Invitiamo a diffidare di coloro che temono la transe. La transe è uno stato naturale, frequente, pluriquotidiano nel quale ci imbattiamo tutti. Solo che molti, forse la maggior parte, resistono e vi si oppongono cercando la cosiddetta lucidità. Sognare ad occhi aperti, farsi scoprire “imbambolati” da qualcuno sul lavoro, a scuola, non ricordare mentre guidiamo che cosa è successo negli ultimi due, cinque, o cento chilometri; sentirsi incatenati a un libro, inebriati da una musica, innamorati di una donna o di un uomo, estasiati da un tramonto, magnetizzati da un oratore; cullarsi in un ricordo, vagare nel futuro, perdersi nel presente: tutto questo è transe.
Non c’è bisogno di essere psicologi per aiutare qualcuno a scivolare dolcemente in uno dei quadri appena descritti. E infatti l’ipnosi è una tecnica nella quale sono molto bravi soprattutto i non addetti ai lavori e cioè i maghi, i prestigiatori, gli illusionisti, gli uomini di spettacolo che riescono ad accumulare sul campo una grande esperienza e sono in grado di farlo quasi sempre meglio degli psicoterapeuti. Non lo diciamo soltanto noi ma anche uno dei pionieri dell’ipnosi, Sandor Ferenczi, che il bravo psiconauta avrà la curiosità di andare a interpellare sull’argomento. Per anticipare qualcosa ricordiamo che il grande psicoanalista – del quale si è detto: Freud ha inventato la psicoanalisi ma Ferenczi l’ha fatta (!) – ha sottolineato la sua bravura come ipnoterapeuta da adolescente con gradi mai più raggiunti come medico e psicoanalista.
Facciamo un po’ i monelli, i provocatori e togliamoci finalmente questo peso dallo stomaco, dicendo che sono fin troppi i nostri colleghi che si trincerano dietro uno scetticismo inutile per proteggere il loro tallone d’Achille, la assenza di pratica dell’ipnosi, una grave ignoranza, a parer nostro. Abbiamo udito centinaia di pazienti riferire che il loro stesso psicoanalista alla richiesta di un tentativo di lavoro in ipnosi ha cominciato a vacillare, adducendo le ragioni più pretestuose ma rivelando soltanto una mancanza di esperienza. Secondo noi è sempre possibile verificare con facilità le reali intenzioni di un paziente che desidera lavorare anche o soltanto con l’ipnosi. Bisogna però sapere come si fa. Il metodo non è difficile, ma come per la psicoanalisi, bisogna che il terapeuta cominci a sperimentarlo su di sè. Pertanto ora non chiedeteci come si fa, perché non osereste chiedere a uno psicoanalista come si fa la psicoanalisi, ma vi porreste umilmente nella condizione di apprendere da chi è stato riconosciuto capace di effettuarla. Non pretendereste di apprendere la psicoanalisi leggendo i testi di Freud, Jung e compagni (e chi lo fa è davvero pazzo) ma sapete bene che dovrete sottoporvi a un duro lavoro analitico personale per conoscere gli strumenti della disciplina e valutare la vostra inclinazione alla professione.
Siamo stufi, noi ipnonauti, di sentire nei nostri studi le lamentele di clienti che vengono da noi con il permesso del proprio psicoanalista che controllerà il nostro operato arrogandosi il diritto di giudicare e supervisionare qualcosa di cui non sa nulla! Il nostro parere è che ogni sano psicoterapeuta debba fare esperienza personale della transe, con tutti i metodi, le tecniche e le strategie possibili, perché questo è uno strumento imprescindibile del nostro lavoro. Vogliamo citare qualche esempio famoso? Uno dei più importanti ri-scopritori dell’ipnosi si chiama Chertok; questi era un allievo di Lacan (ricopritore a sua volta della “cosa” freudiana) e rimase di stucco quando chiese al suo vanitoso maestro se poteva provare con l’ipnosi in un caso che gli era stato affidato. La risposta fu picche, ma il nostro uomo non si lasciò intimorire nè infreddolire dal silenzio glaciale del Seminarista e utilizzò di nascosto la tecnica che aveva appreso da qualche anonimo, pedante psichiatra della scuola di Charcot e ottenne non solo un successo clamoroso ma scrisse poi dei magnifici libri che lo sveglio ipnonauta si procurerà in un baleno e li divorerà.