IN QUESTA INTERVISTA CURIOSA ED INTERESSANTE CI IMMERGEREMO IN UN LUOGO SINGOLARE, UN LUOGO DELL’ANIMA E DELLE PROFONDITÀ. PER ARRIVARE SINO IN FONDO A QUESTE PROFONDITÀ ABBIAMO DOVUTO SCENDERE ALCUNE SCALE E CI SIAMO RITROVATI A GIROVAGARE ALL’INTERNO DI CUNICULI MODERNI, FONDACI MISTERIOSI, GIUNGENDO DI FRONTE AD UNA PORTA PICCOLA E IN METALLO. APERTA QUESTA PORTICINA CI SIAMO RITROVATI DENTRO LA “STANZA DEL TESORO”. UN LUOGO CALDO ED ACCOGLIENTE, SINTESI DI CULTURA OCCIDENTALE E ORIENTALE, CURATO NEI MINIMI PARTICOLARI E DAL QUALE SI EVINCE UNA DEDIZIONE AMABILE PER IL MESTIERE PIÙ BELLO DEL MONDO: LO PSICOANALISTA . IL LUOGO MISTICO NEL QUALE SIAMO ENTRATI È LO STUDIO DI AMEDEO CARUSO, “PORTA-PSICHE” DELLA PSICOANALISI ITALIANA.
L’amore non muore mai: mi sembra un bellissimo incipit soprattuto perchè muore continuamente per poi risorgere. Henri de Régnier ha scritto, naturalmente prima che Verdone intitolasse così il suo film, che “L’Amore è eterno finchè dura”.
Un altro aspetto che mi viene in mente osservando quest’immagine è che nel mio lavoro vedo spesso persone che vampirizzano gli altri, e non in senso positivo. Persone che richiedono sempre trasfusioni di sangue, senza dare mai nulla in cambio.
Il film rappresenta la figura di Dracula che tanto appartiene all’immaginario collettivo. Mi ricordo ad esempio il Nosferatu di Murnau, dove il vampiro viene annullato dalla forza dell’amore, o anche The Addiction di Abel Ferrara, forte metafora sulla presenza del Male nel mondo. L’amore ha una grandissima potenza traformativa.
Secondo me l’aspetto della non-morte non è attuale, mi si perdoni il bisticcio di parole, perchè è sempre stato attuale cioè non è mai stato abbandonato dal nostro immaginario.
Anche molti dei supereroi che hanno preso forma in campo cinematografico sono “non-morti”, o perlomeno si rinnovano attraverso figli reali o putativi.
Devo confessarvi che preferisco il cinema fatto di dialoghi e di invenzioni rispetto a quello fatto di effetti speciali. Mi viene in mente l’argomento della violenza nel cinema e penso che oggi (03\2013) siamo proprio in tema: vedo una pistola e penso all’episodio di cronaca di Pistorius, l’atleta invalido che ha ucciso la sua donna.
Animus e Anima devono andare d’accordo, e dobbiamo riconoscere che ultimamente l’Animus di questa società è stato un pò malevolo. Questo argomento è stato espresso saggiamente dal professor Zoja in uno dei suoi ultimi libri.
Come saprete V per Vendetta è tratto da un fumetto.I francesi si sono applicati anche nella “psicoanalisi del fumetto”. Penso a Serge Tisseron, che ha scritto un delizioso libretto intitolato “Psychanalyse de la bande dessinée”. Qui parliamo di una vendetta contro la cattiveria politica, contro coloro che vogliono farci del male. Stéphane Hessel ha scritto a novantatré anni il libricino “Indignez Vous” che mi piace molto. Suggerisce ai giovani di indignarsi contro le malefatte di ogni potere, e subito dopo ha scritto un altro libro intitolato “Impegnatevi”. È un chiaro messaggio alle generazioni future, dall’indignazione bisogna passare all’impegno.
In questo film non si trova una soluzione pacifica, ma io preferisco le soluzione pacifiche. Le soluzioni aggressive, verso il male, le preferisco solo immaginate perchè il cattivo è dentro di noi, altrimenti non avremmo imparato nulla dalla lezione psicoanalitica.
Ogni volta che ho un istinto aggressivo devo capire chi è l’aggressore dentro di me. I pazzi violenti senz’altro vanno puniti ma, soprattutto, vanno curati. Il peccato più grave è sicuramente l’indifferenza.
Bisogna indignarsi per ritrovare la dignità umana e la libertà.
Chiesero a Jung nel ’48 cosa si fosse dovuto fare fare per migliorare i rapporti tra le persone nel dopoguerra, così lui scrisse, insieme ad alcuni suoi collaboratori, una relazione di cento pagine che successivamente divennero una cinquantina. Cercò di scriverla nel modo più semplice possibile. In sintesi, all’interno di questa piccolo saggio, suggerì di lavorare “semplicemente” su sè stessi.
L’archetipo dell’archeologo è per noi psicoanalisti fondamentale.
Freud è stato un po’ come Indiana Jones, che scava nelle profondità alla ricerca di tesori e che riscopre sorpattutto gli aspetti del puer. È un film molto intrigante e pieno di avventura, che ci mette a contatto con i nostri desideri di conoscenza e le nostre aspirazioni di risolvere i misteri.
Unchained: “senza catene”, ma dobbiamo anche dire “scatenato”. Anch’io senza catene mi sento scatenato. La psicoanalisi alla fine è la ricerca della libertà. Essere liberi significa essere sani, e libero è colui che non è schiavo di nessuno.
L’etimologia di libertà deriva da schiavo
Si, schiavo delle mie idee, di qualcosa in cui credo. Montaigne afferma che è libero solo chi non è schiavo di nessuno e quindi non ha paura nemmeno della morte. Se perseguisco ciò che voglio sono libero. Vivo grazie alle mie passioni e quando non vivo per le mie passioni, sono già morto. Ci sono moltissime persone che hanno un lavoro o una vita che non amano. Voglio ricordare Salvo D’Acquisto che, all’incirca nel ’43, si immolò per salvare venti persone dalla violenza dei tedeschi. Questa fu una scelta di estrema libertà, e non fu schiavo di nessuno ma solo della sua idea e del suo ideale. È triste quel popolo che ha bisogno di eroi. In momenti di crisi escono fuori gli istinti più bassi. Sapete che secondo alcuni sondaggi chi ruba di più nei supermercati italiani sono i poveri pensionati? Sono notizie che fanno riflettere.
Questo è un film che riguarda i sogni e la capacità di entrare nei sogni. Nei miei progetti c’è un libro sui sogni che leggerete fra un pò. E’ bello vedere quanto lontani siamo arrivati a lavorare con i sogni e da dove siamo partiti. I sogni sono sempre stati lì, non sono un tema nuovo, è stato Freud ad essere “nuovo” per come ci ha lavorato. Prima della psicoanalisi c’era la trance, lo sciamanesimo e l’ipnosi. Erano modelli curativi perchè le persone imparavano a pensare, a stare insieme e ad armonizzare le parti interiori.
Ricordo con molta nostalgia la mia esperienza come medico di bordo sulla nave da crociera Achille Lauro. Nel 1985 fui anche ostaggio dei Palestinesi quando sequestrarono la nave. Una esperienza indimenticabile! Ci ho scritto su il mio primo articolo di psicoanalisi, “La sindrome del giudizio universale”, ripubblicata di recente in “Psiche istruzioni per l’uso”.
Dalla nave sono sceso accompagnato dai miei sogni, direttamente verso la stanza di analisi di Aldo Carotenuto e catapultato sul lettino analitico… in realtà sono finito su una poltrona, non sul lettino.
Quello del medico di bordo è un mestiere molto affascinante deve durare poco, pena l’impoverimento professionale. Quel poco mi diede molto a livello personale, comprese alcune belle storie sentimentali. Ma sentivo che dovevo andare oltre. Mi mancava qualcosa a livello della vera comprensione del Paziente. Qualcosa che ho poi trovato con la Psicoanalisi.
Ho scritto molte cose su di lui nel corso della mia carriera. Ho imparato da lui l’arte della psicoanalisi.
Carotenuto è stato il mio Maestro-Paziente. Lui aveva bisogno dei suoi allievi, e per terminare il percorso psicoanalitico bisognava sconfiggerlo, e posso assicurarvi che non era semplice. Sono anche stato una specie di figlio per lui. Ricordo l’ultimo sogno che portai in analisi con Aldo: “Viaggiavo su una Rolls-Royce, seduto accanto a Carl Gustav Jung. Poi Jung ferma l’auto e mi dice: “Ora guida tu!”. E neanche dopo questo sogno il Professore voleva accettare la fine della mia analisi.
Nonostante fosse arduo sconfiggere Aldo Carotenuto, lo ringrazio profondamente perché mi ha insegnato tanto. Ad esempio mi ha insegnato che non esiste un modo univoco di fare analisi. Ogni analista ha i Pazienti che si merita e viceversa. Un grande insegnamento. Potete vedere qui nel mio studio una sua foto con dedica speciale e credo proprio di essere l’unico allievo ad averla.
Proust quando si sottopose al famoso Questionario, alla domanda sul sentimento che provava in quel momento rispose di provare noia per aver dovuto parlare di sè stesso tutto il tempo. Lasciamo perdere tutto questo narcisismo. Ho parlato di me abbastanza.
Ma a proposito di narcisismo sano, vi dico che per noi psicoanalisti questa è una dote fondamaentale, in quanto dobbiamo pensare di essere – ciascuno di noi – “il migliore”, in grado di aiutare al massimo i nostri pazienti e “il più bravo” a curare le loro sofferenze.